Relazione dei Dottori Geologi di Licata

 

I Geologi di Licata nelle persone di: Silvio Errante, Vincenzo Carlino, Vincenzo Faraci, Daniele Marzullo, Massimo Licata D'Andrea, Sandro Morello, Antonio Montagna, Paolo Privato,

sensibili

alle problematiche ambientali e territoriali, predisposizione che deriva dalla naturale interazione tra geologia ed ambiente, tra geologia ed aspetti economici e sociali, nonché dalle loro esperienze quotidiane professionali, esprimono le loro osservazioni sulla rielaborazione del P.R.G del Comune di Licata, nell'auspicio che questo loro intervento possa portare ad un ulteriore contributo alla definizione del piano. Pertanto, si ringrazia il Collegio dei Geometri della Provincia di Agrigento per l'opportunità d'intervenire e osservare su un problema così importante per lo sviluppo e l'assetto territoriale del nostro paese.

Premesso

che i disquilibri idrologici della Piana di Licata sono la sommatoria dei disquilibri esistenti anche in ambiti extracomunali ed extraprovinciali che, sull'ultimo tratto dell'asta fluviale si esplicano con maggiore incidenza se non altro per il problema esondazione e per il fenomeno della maggiore sedimentazione, si ritiene che la soluzione al problema vada ricercata altrove e non solo sulla Piana di Licata.

Si è convinti, infatti, che con un sano utilizzo e una corretta gestione del territorio tali disquilibri sarebbero nulli o per lo meno irrilevanti.

Certamente, non si vuole disconoscere che su tale questione incidono fenomeni sociali quali: l'abbandono delle campagne, pratiche agricole che nel tempo hanno subito profonde modificazioni, interventi antropici che nel tempo si sono dimostrati inefficaci e talvolta anche dannosi ecc..

Pur tuttavia, si ritiene essenziale, a nostro parere, iniziare a ricercare le cause che determinano i suddetti disquilibri, eliminarli con interventi di contrasto che si calino perfettamente e in maniera armonica nei contesti morfologici e idrologici dei vari territori e, non solo licatesi.

Si tratta di regimare dal punto di vista idrologico i bacini principali e secondari del Fiume Salso, incoraggiare in tali luoghi le coperture agrarie di tipo arboreo, scoraggiare e vietare modellamenti, sbancamenti e pratiche agricole non confacenti con lo stato geomorfologico dei luoghi.

Sono interventi che tendono tutti a diminuire i deflussi, aumentare le infiltrazioni, diminuire i tempi di corrivazione, per pervenire in definitiva ai seguenti obiettivi principali: regolare le portate sulle aste torrentizie e fluviali; diminuzione delle erosioni; eliminare i presupposti per l'instabilità di geostrutture superficiali e profonde.

Tra l'altro, limitando gli stati erosivi su valori accettabili, le sedimentazioni lungo le zone di piana e soprattutto alla foce, sarebbero di minore entità e non si assisterebbe all'avanzamento della linea di costa che per i tempi di realizzazione e per l'entità, sembra essere un fenomeno rilevante.

Basta pensare che detto avanzamento è avvenuto a memoria d'uomo. Caso questo che, se non unico, è perlomeno alquanto raro dal punto di vista scientifico, soprattutto, per il tempo che intercorre tra causa ed effetto: i mutamenti morfologici se non avvengono in maniera antropica hanno bisogno appunto di tempi geologici. Tra l'altro, se le sedimentazioni sul tratto terminale dell'asta fluviale, sono cospicue e, se tale fenomeno non viene verificato, controllato e quantizzato, rischia d'inficiare anche la proposta di rendere navigabile l'anzidetto tratto fluviale.

Si è convinti, tuttavia, che realizzare quanto indicato sopra, in maniera dettagliata e per l'intero bacino del Fiume Salso, sia alquanto difficile e forse utopistico, anche se si spera in una maggiore sensibilità della Regione Sicilia.

Appare, peraltro, chiaro che non ci si può permettere ancora che le interazioni tra lo stato di degrado geologico, la realizzazione di opere idrauliche non corrette(vedi il taglio del meandro fluviale di contrada Fiume Vecchio/Camera operato nel 1931 ecc..), la scarsa attenzione all'assetto geologico dei territori, creino tuttora disquilibri, danni, esondazioni e mutamenti repentini sullo stato morfologico dei luoghi.

Considerato

le superiori premesse, si ritiene, che gl'interventi previsti dalla rielaborazione del PRG per risolvere il problema esondazione, siano inopportune e si rischia di creare ulteriori forzature allo stato idro/ambientale della Piana di Licata.

1) La realizzazione dello sfioratore che collega il Fiume Salso con la località " Foce Gallina", attraversando tutta la Piana di Licata nella sua porzione centro settentrionale e sversando le relative acque tra le località di Torre Gaffe e Pisciotto, appare davvero inopportuna per il notevole impatto ambientale che ne deriva. Realizzare lo sfioratore significherebbe creare i seguenti incovenienti.

a) Il trasporto solido formato prevalentemente da sedimenti limosi e argillosi andrebbe a depositarsi su zone litoranee di natura essenzialmente sabbiosa, con grave danno all'equilibrio biologico dell'habitat marino.

b) Lo sfioratore, come si legge in cartografia, avrebbe una larghezza minima di 80 metri. Se a tale dimensione si aggiunge l'ingombro delle superfici degli argini che per motivi di stabilità dovranno avere angoli di scarpa compatibili con le condizioni geomeccaniche dei terreni, si ha una larghezza totale d'ingombro di circa 100 metri.

c) Il suddetto sfioratore dividerebbe senza o con poche soluzione di continuità aree di uguale orografia, creando all'interno delle stesse contrade comparti a se stanti e, purtroppo, sul territorio di Licata di strutture che determinano comparti autonomi e staccati l'uno dall'altro, ne esistono già tanti. Vedi la stessa asta fluviale del Fiume Salso che divide in maniera netta aree urbane ed extraurbane, la tratta ferroviaria Canicattì/Siracusa che crea una sorta di limite spesso invalicabile tra zone di uguale orografia e destinazione agricola, la statale 115, la statale 123 ed infine lo scorrimento veloce Licata Ravanusa.

Per un corretto assetto territoriale, si ritiene più attinente, invece, proporre i seguenti interventi che potrebbero essere programmati a breve, a medio e la lungo termine.

a) Maggiore attenzione ai territori della Valle del Salso, ad iniziare da contrada Stretto/Petrulla, ampliando ulteriormente le aree a vincolo idrogeologico che, insieme ad opere regimazione idrauliche, consentirebbero di corregere le velocità dei deflussi e lo stato erosivo dei bacini idrologici secondari ricadenti nell'ambito del Comune di Licata.

b) Responsabilizzare maggiormente la Regione Sicilia nell'avviare ed attivare progetti di regimazione idraulica e vincoli idrogeologici nei bacini della Valle del Salso, in territorio excomunale ed extraprovinciale.

c) Costruzione di dighe di ritenuta capaci d'imbrigliare le maggiori portate presenti in occasione di particolari eventi meteorici che l'asta terminale del Fiume Salso non riesce a smaltire. Da realizzare a monte di contrada Stretto ove le orografie lo consentono.

d) Valutare la possibilità di ripristinare l'antico alveo del Fiume Salso, ristabilendo in corrispondenza della piana i primitivi meandri fluviali. Si realizzerebbe, in tal modo, una delle principali caratteristiche dei fiumi in ambiente di piana alluvionale. Nella fattispecie i meandri, infatti, potrebbero servire a dissipare le maggiore energie e a contenere un maggiore volume di acqua, seppure in transito. Sembra che, tuttora, l'antico letto del Fiume e, soprattutto, in corrispondenza degli antichi meandri fluviali sia demaniale e, dunque, non si opererebbe con espropri. La presente proposta anche se si ritiene fattibile ed utile per equilibrare il regime idrologico, si potrebbe verificare con appropriati studi specialistici di ordine sedimentologico, idrologico e ingegneristico, coordinati tra loro per pervenire ad unico obiettivo.

2) La scelta di creare un canale diversivo per collegare il Torrente Safarello al Torrente La Manca sembra essere anch'essa poco opportuna, rischia di originare un ulteriore impatto ambientale e d'inserirsi nel contesto idro/ambientale in maniera poco congruente.

A nostro parere, il problema delle esondazioni in località Safarello, Plaia e Fondachello potrebbe essere risolto mediante accurate opere di regimazione da effettuarsi nei bacini di monte, ripristinando se necessario i profili di equilibrio dei torrenti.

Solo in questo modo è possibile evitare maggiori portate a valle, riportando il grado di erosione su limiti accettabili, diminuendo i trasporti solidi che spesso in virtù della maggiore volumetria(ammassi calcarei di diversi mc) occludono il letto dei canali, instaurando regolari tracimazioni delle acque.

Lo stato di esondazione che periodicamente si verifica in contrada Safarello/Plaia, sulla tratta ferroviaria Canicattì/Siracusa e la S.S. 115, derivante principalmente da una edificazione incontrollata che ha variato in taluni casi le normali linee di deflusso, potrebbe essere risolto con opportune opere di contrasto da realizzare a parte e nella loro specificità.

3) Inedificabilità dei vincoli idrogeologici, in cartografia trattati in rosso - I geologi di Licata, ritenendo il R.D. 30/12/1923 n¡ 3267 ancora attuale e di una valenza unica per una corretta pianificazione territoriale, sono convinti della validità dei vincoli idrogeologici, ritenendoli utili se non indispensabili per alcune zone.

Lo spirito del sopramenzionato R.D., nel regolamentare, orientare, e adattare gl'interventi alle vocazioni morfologiche e idrologiche dei luoghi, non limita il diritto di proprietà.

Se i vincoli idrogeologici si definiscono, si regolamentano e si gestiscono con criterio ed equilibrio, nel risolvere i degradi geologici in situ consentono di annullare o limitare notevolmente i degradi di valle.

Cosa, che allo stato attuale, l'Assessorato Agricoltura e Foreste, sta concretizzando in maniera lodevole, con il controllo del territorio, regolamentando i nulla-osta e prescrivendo all'occorrenza limitazioni agli interventi.

I geologi di Licata, pur ritenendo corretta la classificazione del territorio nelle relative suscettività, non condividono la generalizzazione delle tipologie, specie per le zone di vincolo trattate in cartografia in rosso.

Su tali aree, considerando l'interazione tra gli elementi che determinano le suscettività dell'area (pendenza, giacitura, litologia, copertura agraria ecc.), si riscontrano ampie zone che nella loro specificità locale, non rivestono caratteri di vera pericolosità.

Per tale aree, potrebbe essere riduttivo e penalizzante, non consentire interventi edificatori, intendendo con tale termine strutture, comunque, a servizio dell'agricoltura.

Consentire solo semplici strutture a servizio dell'agricoltura appare penalizzante per gli agricoltori che hanno voglia e possibilità di crescere a livello imprenditoriale ed economico; Oltretutto, non si capisce bene cosa voglia intendersi per "semplici strutture", né si può disconoscere che le strutture agricole possono essere di varia natura, di varia tipologia e, dunque di varia volumetria.

Certamente, con le presenti osservazioni, non si vogliono proporre soluzioni che determinerebbero nel tempo edificazioni diffuse ed usi impropri dei territori, ma scelte ben orientate, gestite e regolamentate con oculatezza ed equilibrio, tali comunque da garantire il diritto di proprietà e permettere eventuali miglioramenti imprenditoriali ed economici.